lunedì 22 novembre 2010

Questo è per te, Soraya (II)

Così, con il cuore spezzato, Bernardo Cifuentes cominciò prima ad allenarsi e poi a giocare in una squadra di serie B di Palermo. Come giocatore era discontinuo, a volte appariva brillante, una punta veloce con grande capacità di movimento in area avversaria, altre volte però sprecava grandissime occasioni da gol.
«È la tua ultima chance» gli disse il procuratore quando gli annunciò che l'avevano appena venduto a una squadra spagnola dell'Estremadura, il Ciudad de Càceres Club de Fùtbol, che lottava per essere promossa in serie B.
Nel Càceres, Cifuentes migliorò notevolmente la sua resa e divenne il goleador del calcio regionale. Quando correva esultando dopo aver segnato un gol, i tifosi lo sostenevano e addirittura facevano coro al suo: «Questo è per te, Soraya», ch pronunciava lanciando baci al cielo.
«Questo è per te, Soraya.» Per la gente del posto era un modo simpatico di festeggiare un gol, forse una vecchia usanza paraguaiana.
Un giorno del 2002, il Càceres doveva andare a Marbella per giocare con l'Andalucìa, un'altra squadra che lottava strenuamente per la promozione in B. Cifuentes era contento perché sapeva che anche il portiere dell'Andalucìa era un ragazzo paraguaiano, un certo Rolando Escobar che, da quanto gli avevano detto, al posto del crocefisso portava al collo una piccola foto di Lev Jasin, «il ragno nero», il più grande portiere della storia.
Al 42 minuto del secondo tempo, quando le due squadre erano sull'uno a uno, l'arbitro assegnò un rigore a favore del Càceres e naturalmente fu incaricato Cifuentes di tirarlo. Lui fissò il portiere dell'Andalucìa, tutto vestito di nero, ma poi i suoi occhi passarono oltre e si posarono niente meno che sulla bella Soraya, la quale, seduta su una seggiolina pieghevole, incoraggiava Escobar, il suo uomo, gridando: «Tranquillo, amore mio, tu pari anche il vento» con tutta la dolcezza del guaranì.
Mentre sistemava il pallone sul dischetto, Cifuentes capì che tutte le lettere spedite dall'Italia, in cui ripeteva con insistenza che non poteva vivere senza di lei, la sua bella non le aveva mai ricevute perché non viveva più in Paraguay bensì in Spagna.
Cifuentes fece cinque passi indietro, prese la rincorsa con dolcezza, calciò con il piede destro il pallone che salì in aria e disegnando una curva perfetta entrò nel minuscolo spazio libero fra l'angolo superiore destro della porta e le mani del portiere.
Il pubblico si stupì vedendo che l'autore del gol allontanava i suoi compagni euforici. Cifuentes si avvicinò al portiere sconfitto, gli prese la mano guantata per aiutarlo a rimettersi in piedi, lo abbracciò e guardando la bella ragazza che osservava attonita gridò: «Questo è per te, Soraya!»
L'anno successivo l'Andalucia scomparve dalla mappa del calcio spagnolo. Dal 2004 al 2006 Bernardo Cifuentes giocò nell'Hansa Rostock, una squadra della seconda Bundesliga, in Germania. E i tedeschi ricordano ancora l'attaccante paraguayano che gridava: «Questo è per te, Soraya» ogni volta che segnava un gol.

LUIS SEPULVEDA, Ritratto di gruppo con assenza, Guanda, Milano, 2010, 157 pp.

4 commenti:

  1. Ciao Simo,
    è l'ultimo racconto dal nuovo libro di Sepulveda: i narratori sudamericani difficilmente resistono alla tentazione di fare del calcio una prerogativa letteraria.
    Consiglio "Cuentos de futbol" (Mondadori) con racconti molto belli di Soriano ("Il rigore più lungo del mondo"), Valdano, Giardinelli, Galeano.
    In rete non troverai nulla temo...

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  2. se mi pubblichi l'inno a Salas di Sepulveda voto nicolino bukkake vendola alle prossime imminenti elezioni

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  3. è la storia più triste che abbia mai letto...Tiziano Ferro potrebbe usarla come spunto per una sua canzone!!

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