giovedì 27 agosto 2009

Serie A: istruzioni per l'uso

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA NEL CAMPIONATO ITALIANO PER CHI AMA ANCORA IL BEL GIOCO. IL SIMBOLO CASSANO NELL'ANNO DEL MONDIALE, IL MILAN METAFORA DI DOVE ANDREMO A FINIRE

Metti che uno non sia né interista né juventino. Nè pro nè anti Mou. Che abbia una residua passione per il bel gioco e i fuoriclasse e non spasimi all'idea di vedere il posticipo Catania-Livorno. Che pensi: il fantacalcio sta al calcio come la pornografia al sesso. Che cosa può ancora trovare nel campionato italiano? Come può sopravvivere alla prevedibile noia della diarchia, allo strepito delle polemiche in un cortile sempre più angusto, all'effetto ridimensionamento che mette ogni cosa in scala e l'allontana dalla luce come il processo di Biscardi dai canali sintonizzati sul telecomando?

Provando a compilare un manuale di sopravvivenza, motivi di interesse se ne trovano: alcuni strettamente legati al calcio in sè, altri alla sua vocazione metaforica e sperimentale.
Partendo dai primi: Cassano. Ovvero una parte per il tutto, la magnifica sineddoche. Esemplare. Di che? Del remare contro (e non affondare mai), del restare soli (meglio che Tottaccompagnati), dell'essere gloriosamente esclusi per motivi "psicotattici" (e nessuno che questioni la psiche del selezionatore). Guardare Cassano ripartire da zero o quasi, affardellato da un nuovo allenatore fondamentalista che non ha mai concepito il trequartista, l'uomo libero, l'incognita che scompone la tabellina del 4-4-2. Guardare Cassano che gioca presumibilmente il suo campionato migliore alla paradossale ombra della lanterna e della maturità, cucinando la cocente delusione di quella che sarà comunque la mancata convocazione ai Mondiali, nella scia del terminale e inarrivabile Baggio.

E con lui sarà giusto guardare tutti quelli che Lippi non vede e non vedrà mai, i fratelli di Panucci (peraltro ancora visibile a Parma), i Pazzini che saranno sacrificati a un brasiliano travestito e, soprattutto Balotelli. Nell'anno che si conclude in Sudafrica è la nostra stella nera, la sola possibilità di adeguarsi a tutte le nazioni che si presenteranno alla corte di Mandela politicamente corrette, opportunamente colorate. Vale la pena di guardare come Balotelli lotterà. Contro se stesso e la propria vocazione alla giocata e all'autodistruzione, contro gli avversari che sanno a occhi chiusi dove sta l'interruttore della sua reazione, contro le curve popolate di uomini che perpetuano nei secoli la dimostrazione pratica dell'intelligenza maschile: vedi una donna fischia, vedi un nero fai bu.

GABRIELE ROMAGNOLI, la Repubblica, venerdì 21 agosto 2009